Il museo d’Orsay e le donne

Il museo d’Orsay e le donne

A conclusione della mostra su Berhe Morisot, pittrice impressionista del XIX sec. cognata di Edouard Manet, il Museo d’Orsay di Parigi in collaborazione con altri due musei della città organizza il 19 e 20 sett. un incontro  internazionale sulla formazione e la professionalizzazione delle donne artiste nei secoli XIX e XX. E si tocca una pagina tipica dell’epoca e non solo in Francia e ancora oggi in certi luoghi e cioè il ruolo subordinato delle donne, in questo caso, all’accesso alla cultura e ad una professione e quindi anche all’espressione artistica. In linea generale le donne in quegli anni del 1800 non potevano frequentare gli istituti e le scuole d’arte e tantomeno era resa possibile e fattibile la frequenza di un ciclo di studi sia secondari sia universitari. E di conseguenza non esisteva la professionista donna o la donna impegnata in attività pubbliche al servizio della comunità. Per pura notizia di cronaca, una eccezione fu Gabrielle, figlia di una modella ciociara e di uno scultore francese che fu una delle prime in quegli anni a conseguire la licenza liceale, che poi sposò Camille Flammarion, famoso astronomo e scrittore. Come pure eccezione grande fu Marie Curie, polacca. Sul tema raccomando la lettura di  “MODELLE E MODELLE CIOCIARI  A ROMA, PARIGI E LONDRA NEL 1800-1900”  per ogni approfondimento.

Questa iniziativa di Parigi nella sua articolata strutturazione dei vari interventi evidenzia delle sessioni che, dal titolo, toccano anche la emigrazione ciociara in Francia e più esattamente le modelle di artistale scuole private di disegno e pittura, le cosiddette accademie. E già il titolo di queste due sedute è portatore di qualche dubbio e perplessità: quale epitome e  rappresentante della figura della modella di artista, per esempio, viene introdotta Victorine Meurent, che normalmente da sempre viene citata solo quale modella di alcune opere di Manet, di conseguenza tale ruolo apicale ed esclusivo mal si giustifica rispetto a non poche modelle che, al contrario,  effettivamente e storicamente, hanno svolto una funzione molto molto più significativa e soprattutto professionale: alludiamo, a caso, ad Agostina, a Lorette, a Maria Antonia, alla Semeuse: perfino una targa pubblica apposta a Montmartre dal Comune di Parigi due o tre anni addietro segnala e canonizza il ruolo e la figura della modella Agostina, modella ciociara: perciò è da chiedersi se siffatta affermazione, Victorine Meurent archetipo della figura di modella di artista, non sia la risultanza di inavvedute documentazione e conoscenza dell’importante argomento delle modelle.  

Anche il titolo di una seconda sessione, a parte la soddisfazione di campanile, lascia comunque adito a dubbi: come più sopra accennato, in quei tempi alle donne non era consentito di frequentare gli istituti pubblici di insegnamento della pittura e del disegno, forse perché alle lezioni posavano modelli viventi nudi di ambo i sessi. E Parigi in quegli anni della Terza Repubblica cioè tra il 1870 e gli inizi della seconda guerra mondiale era un palcoscenico inaudito e incredibile della umanità: il mondo artistico, industriale, intellettuale, aristocratico, politico conveniva a Parigi: Parigi era il mondo in miniatura! Mai registrata una evenienza del genere, di siffatta entità. E il ruolo principale per numero e qualità era rappresentato dalle donne: infatti  si concentrò nella metropoli francese una presenza cosmopolita di attrici, di ballerine, di pittrici, di scrittrici, di cantanti, di ereditiere, di nobili, di principesse, di collezioniste, di modelle mai, ripeto, registrabile altrove e in qualche altra epoca. E molte di queste donne, a contatto e vicine a una esuberanza  di pittori e di scultori che affollavano la città, presero a sentire la esigenza di apprendere a pitturare e a disegnare: e perciò sorsero molte decine di scuole private, chiamate accademie, autorizzate  non solo a dare accesso alle donne quanto ad insegnare da modelli viventi: una di queste  scuole, la seconda più importante sia per numero di alunni e di classi e sia per la durata  sul posto, si qualificò anche per due novità a quell’epoca  esemplari: qui le donne potevano frequentare le lezioni assieme ai maschi, cosa che non avveniva presso le altre scuole e, secondo fatto fuori del comune, è in questa scuola che nel 1910 una donna fu ammessa al ruolo di  insegnante per la prima volta nella storia della Francia. La scuola aveva tre sedi dislocate in città e numerose classi: aveva iniziato la attività nel 1870 (esisteva da molti anni con altro nome)  e terminò negli anni ’30 del Novecento, allorché fu assorbita da altra società e quindi, sempre nei medesimi luoghi di Montparnasse, ancora oggi  operante e attiva, pur se con altro nome. Stiamo parlando della Académie Colarossi, rilevata nel 1870 e consolidata e sviluppata da Filippo Colarossi, immigrato a Parigi  da Picinisco  nel 1855. L’Académie Colarossi per la qualità degli insegnanti, per numero degli studenti accolti e per la quantità di essi divenuti celebri, (Gauguin, Modigliani, Mucha, Pascin, Lipchitz, Camille Claudel……) è notoriamente di gran lunga, con l’Académie Julian, la più significativa e la più prestigiosa: tutte le altre, parecchie decine, alcune conosciute, occupano storicamente ruoli parecchio meno distintivi. Quindi per tornare a questa seconda sessione, il motivo di palese perplessità  è di aver assunto quale emblema  delle scuole private l’Académie Vitti che pur se conosciuta  come l’Académie Carmen o la Académie Matisse, riveste un ruolo differente e storicamente molto meno determinante e significativo dell’Académie Colarossi e dell’Académie Julian: due realtà perfino agli antipodi per entità della struttura, per numero di alunni, per durata, per notorietà: l’unico punto comune: entrambe fondate da ciociari della Valcomino.

                                                                                              Michele Santulli

Redazione

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