Quanto vale l’acciaio italiano nel mondo

Quanto vale l’acciaio italiano nel mondo

Il Paese che ospita l’ex Ilva, la più grande acciaieria europea, è al decimo posto tra i produttori mondiali

Con 24,5 milioni di tonnellate l’Italia si piazza al decimo posto mondiale tra i Paesi produttori di acciaio. I siti produttivi censiti da Federacciai nel 2017 erano 39, con il record dell’ex Ilva di Taranto che resta ancora oggi la più grande acciaieria d’Europa. Al Sud ci sono poi piccole presenze siderurgiche soltanto in altre due città, Potenza e Catania. Tutti gli impianti restanti sono invece dislocati al Nord.

Altoforni sono presenti a Piombino, Taranto e Trieste; convertitori ad ossigeno a Taranto e a Piombino; forni elettrici, che usano il rottame di ferro sono ad Aosta, Bergamo, Bolzano, Brescia, Catania, Cremona, Cuneo, Padova, Potenza, Reggio Emilia, Torino, Terni, Trento, Udine, Varese, Verona e Vicenza.

I gruppi produttori

Lasciati gli impianti di Taranto a seguito del commissariamento e delle vicende giudiziarie, i Riva si sono concentrati nelle unità produttive che avevano nel Nord. Il gruppo ha complessivamente 5.021 dipendenti, 21 siti produttivi, produce 6,9 milioni di tonnellate di acciaio e fattura (dati 2017) 3,2 miliardi di euro.

Altro gruppo leader è Arvedi di Cremona, che dal 2010 ha attivato un moderno insediamento industriale con la linea Esp (Endless strip production). Arvedi ha venduto nel 2017 oltre 3 milioni di tonnellate. Produce tra l’altro acciai piani e tubi saldati al carbonio.

A Lonato del Garda c’è Feralpi. Il gruppo è tra i principali in Europa specializzato negli acciai per l’edilizia e negli acciai speciali. I dipendenti sono 1.500, 2,5 i milioni di tonnellate di acciaio prodotte, il fatturato è di 1,3 miliardi. Poi ci sono le Acciaierie Venete con oltre mille dipendenti e 1,5 milioni di tonnellate di acciaio.

A Brescia c’è Ori Martin, con acciai finiti a caldo per automotive e meccanica. Non produce acciaio ma lo trasforma, ed è leader in questo campo, Marcegaglia, con quartier generale nella provincia di Mantova. L’acciaio lavorato è pari a 5,8 milioni di tonnellate, il fatturato supera i 5,3 miliardi, 25 sono gli stabilimenti, 6.500 i dipendenti.

Gli stranieri in Italia

Al primo posto spicca ArcelorMittal, che tramite ArcelorMittal Italia controlla l’ex Ilva dallo scorso 1 novembre. Taranto, Genova, Novi Ligure e Racconigi sono i siti principali. Genova e Novi Ligure si alimentano delle produzioni di Taranto, quest’anno previste attorno ai 5 milioni di tonnellate, molto al di sotto delle potenzialità dell’impianto. Gli addetti, secondo l’accordo siglato al Mise di un anno fa, sono 10.700, di cui 8.200 assunti a Taranto.

A Terni, con Acciai speciali Terni, sono presenti i tedeschi di ThyssenKrupp che hanno recentemente annunciato un piano di ridimensionamento di occupati e produzione. Terni è nel segmento laminati piani di acciaio inox. L’indiana Jindal – che aveva cercato di prendere in cordata con Cdp, Arvedi e Del Vecchio l’Ilva di Taranto attraverso Acciaitalia – gestisce lo stabilimento ex Lucchini di Piombino. Gli occupati sono 740 ma dovrebbero salire a un migliaio una volta che saranno definitivamente rimessi in funzione treni, rotaie, barre e l’impianto della vergella.

Prima dell’arrivo di Jindal, il sito di Piombino era inattivo da quattro anni. A Piombino si insedieranno anche gli indiani di Liberty Steel dopo che ArcelorMittal, incalzata dall’Antitrust europeo, ha dovuto cedere l’ex Magona, a valle dell’acquisizione di Ilva. 

L’andamento produttivo

Dalla relazione 2018 Federacciai emerge un andamento produttivo fortemente altalenante negli ultimi dieci anni. Si passa dalle 25,7 milioni tonnellate di acciaio prodotte nel 2010, alle 24,5 milioni di tonnellate del 2018. Il picco si è avuto nel 2011 con 28,7 milioni di tonnellate in 42 siti, mentre il minimo è stato toccato nel 2015 con 22 milioni di tonnellate. I dati dei primi cinque mesi del 2019 attestano una produzione di 10,470 milioni di tonnellate, in calo del 2 per cento sull’analogo periodo del 2018. 

Il podio mondiale

La lista mondiale dei produttori, che vede l’Italia al decimo posto, è aperta dalla Cina, il Paese che nel 2018 ha messo a segno il balzo produttivo maggiore, passando dagli 870,9 milioni di tonnellate del 2017 a 928,3 milioni di tonnellate. Passo in avanti significativo, ma meno imponente rispetto a quello cinese, anche per l’India, passata da 101,5 a 106,5 milioni di tonnellate. Una crescita che ha permesso all’India di salire dal terzo al secondo posto nella mappa mondiale.

Il Giappone è invece scivolato dal secondo al terzo posto: dopo i 104,7 milioni di tonnellate prodotti del 2017 ha chiuso l’anno scorso con 104,3 milioni di tonnellate. ArcelorMittal è invece il primo produttore mondiale di acciaio. Nella classifica 2018 dei primi 50 produttori, svetta con i suoi 96,42 milioni di tonnellate prodotte. 

Antonio Peragine

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