Inizia così l’editoriale con cui Marco Basti apre il nuovo numero della “Tribuna italiana”, quindicinale che dirige a Buenos Aires.
“E così come alla base della sconfitta ci fu il regime fascista, che esprimeva una visione autoritaria e distorta della storia e del futuro del Paese, alla base della Repubblica, ci furono i valori dell’umanesimo cristiano e sociale.
Certo, non nacque una democrazia perfetta, ma fu l’inizio di una strada che portó nella società italiana un benessere fino ad allora sconosciuto nella storia dell’Italia unita.
I primi decenni furono anche di una notevole crescita civile e sociale, oltre che economica, alla cui base stavano valori come il lavoro, la solidarietà, la famiglia, la democrazia. Col passare degli anni però, il benessere, il venire meno della fibra morale dei dirigenti, ha minato la solidità dell’adesione della società a tali valori.
“Tangentopoli”, ha mostrato che qualcosa si era inceppato nel grande disegno dei padri fondatori. E da allora l’Italia pur rimanendo una grande potenza economica, e restando esempio di genio e creatività, pur se in campo internazionale si è distinta anche per il suo contributo alla pace, non è riuscita a darsi un nuovo paradigma o ad adeguare il modello nato nel dopoguerra al mondo globale.
Proprio la grande crisi del 2008 dell’economia globalizzata, in un mondo assillato anche dalla sfida del terrorismo globale e dalle grandi migrazioni, ha visto sorgere anche il fenomeno – anch’esso globale – del pensiero unico, politicamente corretto. Con la conseguente messa in crisi già non solo dei valori ai quali si era ispirata la rinascita del dopoguerra – la dignità dell’uomo, del lavoro, della famiglia, della solidarietà – e la perdita di identità di una società e di un paese, e conseguente senso di smarrimento e di malcontento.
Purtroppo la storia insegna quando le cose vanno bene, ma viene dimenticata in tempi di crisi. E d’altra parte sono quasi tutti spariti coloro che vissero e possono testimoniare il dramma della guerra e i sacrifici della ricostruzione.
Agli appelli alla solidarietà come in passato, viene opposta la paura del migrante. L’Europa che una volta era considerata la casa comune, oggi è descritta come una burocrazia che con le sue norme e cavilli solo interferisce nelle decisioni che potrebbero aiutare il popolo italiano a uscire dalla crisi. I valori di una volta, vengono snobbati.
Espressione di questo stato di cose sono i movimenti definiti sovranisti o populisti, a cominciare dalla Lega di Matteo Salvini, oggi al governo in accordo con un partito considerato antisistema, come è il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio.
Oggi, quando i nostalgici di un tempo che non hanno vissuto e i promotori di supremazie che calpestano la dignità dell’uomo, cercano di fare leva tra i delusi, gli arrabbiati, i disperati, è bene ricordare, come ha fatto il Presidente Mattarella davanti al memoriale della Shoa a Milano: “Il dovere della memoria è la base per il futuro”. Anche perché, come ha detto il Capo dello Stato, “l’abisso del male è inimmaginabile”.
Non ci sono paesi o società immuni al morbo dell’intolleranza, per cui oggi non sembra superfluo il richiamo ai valori che dal dopoguerra in poi hanno consentito la rinascita dell’Italia. Il suo progresso civile, economico e sociale, l’hanno portata ad essere segnalata come esempio per i paesi che uscivano dalla notte degli autoritarismi.
Un esempio anche per l’Italia d’oggi, che sembra essere alla ricerca di risposte sul suo futuro”.