Giornata del malato

Giornata del malato

VATICANO – Giornata del malato: la presenza della Chiesa missionaria nel mondo della sofferenza

L’11 febbraio di ogni anno, nella memoria liturgica della Madonna di Lourdes, la Chiesa celebra la Giornata mondiale del Malato, istituita da Papa Giovanni Paolo II nel 1992 per essere “un momento forte di preghiera, di condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il Santo Volto di Cristo che, soffrendo, morendo e risorgendo ha operato la salvezza dell’umanità” (Lettera istitutiva della Giornata Mondiale del Malato, 13 maggio 1992, n. 3).
Gli istituti di beneficenza e assistenza gestiti nel mondo dalla Chiesa comprendono, secondo i dati dell’ultimo Annuario Statistico della Chiesa: 5.287 ospedali con le presenze maggiori in America (1.530) ed Africa (1.321); 15.937 dispensari, per la maggior parte in Africa (5.177), America (4.430) e Asia (3.300); 610 lebbrosari distribuiti principalmente in Asia (352) ed Africa (192); 15.722 case per anziani, malati cronici ed handicappati, per la maggior parte in Europa (8.127) ed America (3.763); 9.552 orfanotrofi per la maggior parte in Asia (3.660); 11.758 giardini d’infanzia con il maggior numero in Asia (3.295) e in America (3.191); 13.897 consultori matrimoniali, per gran parte in Europa (5.664) ed America (4.984); 3.506 centri di educazione o rieducazione sociale e 35.746 istituzioni di altro tipo.
Nelle terre cosiddette di missione l’opera, spesso silenziosa, della Chiesa e dei suoi missionari contribuisce a portare una nota di speranza in un mare di disperazione e di sofferenza. Dove c’è una missione esiste un punto di assistenza sanitaria, spesso l’unico in un raggio di centinaia, se non migliaia di chilometri. Tanti dispensari, ambulatori e veri e propri ospedali sono nati e continuano a operare nei posti più sperduti del mondo grazie al lavoro di missionari e volontari animati dallo spirito evangelico.
Tra i principali Ordini religiosi che operano in campo sanitario nei territori di prima evangelizzazione ricordiamo i Ministri degli Infermi (Camilliani), le Ministre degli Infermi di San Camillo, l’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli), i Comboniani e le Comboniane, i missionari e le missionarie della Consolata, i Saveriani e le Saveriane, i Rogazionisti, le Figlie del Divino Zelo, i Cappuccini, le Domenicane, i missionari del Pime, i Salesiani e le Salesiane…
Non sono mancate le testimonianze eroiche di religiosi e religiose che di fronte all’emergenza hanno preferito sacrificare la loro vita piuttosto che abbandonare le persone che assistevano al loro destino. Tra queste ricordiamo la famiglia religiosa dei Fatebenefratelli, che nel 2014 ha perso in Liberia e Sierra Leone quattro confratelli, una religiosa e tredici collaboratori degli ospedali di Monrovia e Lunsar, per aver contratto il virus ebola nel loro generoso impegno di assistenza ai malati. Analoga sorte toccò alle sei missionarie italiane delle Suore delle Poverelle di Bergamo, morte in Congo nel 1995 per aver contratto il virus ebola e che vollero restare al loro posto pur di non lasciare la popolazione priva di assistenza sanitaria. (SL) (Agenzia Fides

Antonio Peragine

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