La parola ai lettori

La parola ai lettori

di Antonio Peragine

Da questa settimana Radici offre ai lettori la possibilità di dire la loro su temi di Geopolitica, di Politica internazionale, Italiani nel mondo, immigrazione rigorosamente con la maiuscola. Per questo, proporremo ogni giorno un argomento specifico: se interessante, il lettore potrà scriverci una ricerca o un’analisi, in buon italiano, con un linguaggio serio e in forma ben strutturata, della lunghezza minima di 300 parole e massima di 2500, inviando il tutto all’email redazione@progetto-radici.it

Testi troppo brevi o troppo lunghi, che usano una terminologia volgare, che contengono offese o che incitano alla violazione della Legge saranno ignorati. I testi selezionati, potranno essere accompagnati da un sintetico articolo dello scrivente o di altro componente della redazione de ‘Il Corriere Nazionale’, saranno pubblicati sul sito nei successivi 2-5 giorni, indicando il nome dell’autore delle singole analisi o un alter ego di sua scelta.

Il primo invito alla riflessione, chiamiamolo così, riguarda il ruolo politico-economico internazionale dell’Italia. Leggendo i commenti di molti esponenti politici ma anche di parecchi internauti, si ha spesso l’impressione che l’Italia, dal punto di vista strategico, politico, economico, culturale e sociale, sia stata un soggetto di secondo, per non dire di terzo o quarto livello in Europa e nella politica globale durante il periodo tra il secondo dopo guerra e i giorni nostri.

Invece, facciamo notare, siamo stati membro fondatore della NATO con la firma del trattato di Washington nel 1949, membro fondatore delle comunità europee oltre che sede della firma del trattato di Roma nel 1957, indipendenti al punto da consentire intese tra l’URSS e colossi dell’industria italiana (ENI e FIAT) negli anni Sessanta, ammessi nel Gruppo dei grandi dell’economia mondiale (G6/G7) nel 1975, capaci di accettare di ospitare gli Euromissili prima della Germania (l’altro Paese interessato) nel 1983, coraggiosi e spregiudicati fino al punto di tenere testa agli USA (guidati da Reagan!) durante la crisi di Sigonella nel 1985, per alcuni mesi la quarta economia del mondo (davanti a Francia e Regno Unito) nel 1992, sponsor del riavvicinamento tra NATO e Russia durante il secondo gabinetto Berlusconi all’inizio degli anni Duemila, abbiamo accolto gli immigrati e abbiamo esportato mano d’opera italiano che hanno fatto crescere molti paesi nel mondo, ecc.

Secondo voi, l’Italia ha rappresentato un esempio di potenza regionale? Se sì, perché? Se no, perché? Come possiamo (ri)guadagnare forza dal punto di vista politico-economico con le risorse e la classe dirigente che abbiamo al momento?

Antonio Peragine

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