Le sanzioni e controsanzioni economiche: un illecito dimenticato

Le sanzioni e controsanzioni economiche: un illecito dimenticato

Il 2019 come è accaduto un secolo esatto prima, è chiamato a porre le basi per un futuro più roseo del recente passato. Allora si usciva da una guerra disastrosa che era iniziata come una prova che il sistema europeo riteneva di poter superare come sempre aveva fatto nel passato, oggi -è una storia che si ripete pari pari- si vuole uscire da una crisi economica e finanziaria che, partita da un minuscolo ammontare di mutui sub prime, ha coinvolto l’intero pianeta e tutti i potenti di oggi. Si finge che tutto sia tornato alla normalità ma non si sa cosa accade se viene meno il puntello delle Banche Centrali alla finanza internazionale e si insiste con un controllo maniacale che investe tutto, dalle microimprese dei negozi di vicinato, alle mega banche, dal singolo lavoratore a tempo determinato, al super manager colto con le mani nella marmellata. Controlli che bloccano tutto e inchiodano alla scrivania milioni di super tecnoburocrati strapagati che hanno in mano (e sanno di avere in mano) un potere innaturale ed ingiusto costando uno sproposito sia in termini di numerario sia in termini di rallentamento dell’economia. Senza parlare della politica e dei politici interamente privi di idee e progetti.

Di proposte per il futuro neanche l’ombra.

In questa situazione molti non sono sazi della propria zona di influenza già acquisita e ne cercano altre; ne seguono scaramucce, se non guerre vere e proprie, che sorgono, poi si acquetano, poi risorgono,… un po’ tutto il mondo fuori da quello sviluppato e controllato è caratterizzato da questi fenomeni che appaiono senza possibilità di fine. Le diatribe locali che coinvolgono i famelici e spesso sanguinari signorotti del luogo sono sempre le stesse e ci si ripete con attività sempre nuove e sempre uguali. La diplomazia sembra un orpello che è capace solo di intralciare il normale corso delle cose. Così se qualcuno lancia un razzo dalle colline mediorientali su uno stato vicino si risponde con una rappresaglia di pari violenza se non un po’ di più; per poi replicare la volta successiva. Molto diritto internazionale viene violato ma sempre non più di tanto per non tirare dentro alla questione locale l’opinione pubblica internazionale che potrebbe scatenare la diplomazia, -quella forte- che bloccherebbe tutto.

Una delle cose cui si ricorre con maggiore disinvoltura sono le sanzioni economiche; esse non comportano l’uso di armi ed armati e quindi si pensa che se ne possa fare largo uso. I più potenti economicamente hanno facile gioco nel loro uso e con estrema libertà e disinvoltura si sceglie il settore, i tempi, le modalità, i controlli,.. e si procede, di fatto, senza limiti. A tali pratiche si risponde in pari modo con ulteriori sanzioni economiche da parte del sanzionato in una spirale che può non avere fine. Il supposto vantaggio sta nel fatto che fino a quando il confronto non diviene cruento l’opinione pubblica internazionale lascerà fare. In realtà i danni di tali azioni si scaricano interamente sulla popolazione civile; mentre nelle guerre guerreggiate il coinvolgimento della popolazione civile è cosa espressamente vietata con annesse sanzioni penali a carico dei responsabili, nelle guerre economiche questa regola non è esplicitamente indicata; quindi non si è ancora voluto capire che si deve applicare in egual maniera in entrambi i casi simili il diritto internazionale cogente. Infatti le sanzioni e le controsanzioni economiche sono configurabili come forma di rappresaglia o di ritorsione non cruenta che non sono prive di limitazioni e normazioni nel diritto internazionale e quindi non sono libere. Nel concreto con esse si colpisce direttamente ed esplicitamente la popolazione lavoratrice degli stati coinvolti e quindi le sanzioni economiche costituiscono certamente comportamenti illegittimi. Peraltro secondo alcune dottrine solo l’Onu è legittimata a sancire le sanzioni economiche.

Perché tale illegittimità venga dichiarata e sancita in maniera forte è necessario che la comunità internazionale lo riconosca secondo i riti ad essa propri. Tra l’altro è necessario che le maggiori potenze pongano la questione: purtroppo è presumibile che proprio queste facciamo orecchie da mercante perchè ritengono di aver dalla propria parte uno strumento incruento che può essere molto utile ed efficace specie se impiegato contro stati economicamente più deboli. Come se ne esce? Ci attendiamo che il 2019 porti una o più grandi potenze a farsi guida in questa opera di sviluppo della prassi e del diritto internazionale perché si ponga termine al gioco al massacro fatto di sanzioni direttamente intese a colpire popolazioni civili ree solo di dedicarsi al lavoro. Ghiotta sarebbe la occasione di non rinnovare controsanzioni proprio sottolineando la loro illegittimità portando così all’esame della opinione pubblica mondiale l’intera questione.

Così il 2019 potrebbe portare un vento di novità fortemente positiva nella impostazione del nuovo secolo; cosa attesa da tutti ed in ogni parte del mondo.

Canio Trione

Antonio Peragine

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